Giovenone Gerolamo

 

GEROLAMO GIOVENONE

(Vercelli 1485/1490 – 1555)

Nasce a Vercelli intorno al 1485/1490 dal carpentiere in legno Amedeo e da Guencina de Rosario. La famiglia stabilita a Vercelli proviene da Novara, già nel territorio del ducato di Milano.

La dinastia dei Giovenon è protagonista della scena vercellese per almeno un secolo. Nel 1508 in occasione della commissione del polittico di Sant’Anna a Gaudenzio Ferrari, sono presenti nel contratto come maestri carpentieri il padre ed il fratello maggiore Giovanni Pietro. Gerolamo, che in quell’anno dovrebbe avere un’età intorno ai 18/20 anni non è presente a nessun titolo a questo evento. Ciò avvalora l’ipotesi della sua formazione lontana da Vercelli e precisamente nella bottega di Giovanni Martino Spanzotti a Chivasso in compagnia di Defendente Ferrari.

Proprio in questo primo periodo vanno posizionate alcune opere significative che evidenziano la vicinanza della scuola spanzottiana. Sono l’Assunta (GEG0001) del Museo di Budapest, il San Gerolamo (GEG0002) del Museo Civico di Torino ed il San Nicola da Tolentino (GEG0003) visibile nella chiesa di Sant’Agostino a Torino.

Gerolamo e Defendente hanno operato evidentemente insieme nella pala Sant’Orsola e le compagne (GEG0004) della chiesa di San Giovanni ad Avigliana e nel Trittico francescano (GEG0005) proveniente da Santa Maria degli Angeli di Cuneo ed oggi al Museo Borgogna di Vercelli.

Interessante è la documentazione che lo lega allo Spanzotti con la lettera del 25 ottobre 1507 con cui il pittore invia al duca Carlo II di Savoia, una copia della Madonna d’orleans di Raffaello, il cui originale oggi al Museo Condé di Chantilly già presente nelle collezioni sabaude. Secondo il Vesme nessuna copia conosciuta è riferibile alla mano di Spanzotti, mentre quattro sono riconducibili al Giovenone ed una a Defendente datata 1526. La prima di queste repliche del Giovenone della Madonna d’Orleans (GEG0006) è collocata alla Walters Art Gallery di Baltimora mentre le altre, con vicissitudini varie, sono in collezioni private sconosciute al momento. (GEG0007 – GEG0008 – GEG0009). Proprio questo episodio di copiatura multipla legata al dipinto di Raffaello, illumina la vicinanza con il maestro Spanzotti e l’allievo Defendente.

Gerolamo sembra intraprendere nuove strade stilistiche a procedere dalle due parti laterali superstiti del polittico Meschiati, San Defendente e santa Apollonia con un devoto e santa Dorotea e santa Lucia con un devoto (GEG00010)ed oggi al Museo del Castello Sforzesco, datate 1508, proprio la data del polittico di Sant’Anna di Gaudenzio. 

In questo contesto si attesta anche la pala a spazio unitario con la Madonna con il Bambino e santi,  (GEG00011) della collezione Johnson di Filadelfia.

Ulteriore controprova della frequentazione degli artisti è la tavola Disputa al tempio (GEG00012) del 1513, visibile al Cummer Museum of Art di Jacksonville. Essa replica fedelmente un’altra opera con il medesimo titolo di Disputa al tempio da riferire allo stretto ambito spanzottiano del Museo Civico di Torino ed una ulteriore replica più tarda del 1526 riproposta dal solo Defendente conservata a Stoccarda. 

Sempre allo stesso periodo è da considerare l’Adorazione del bambino con un santo vescovo (GEG00013) del Museo Civico di Torino.

Nel 1515 il pittore sposa Apollonia figlia “magistri Zanini Bagnaterre mercerii” con il contratto per la dote datato 16 giugno. In quegli anni si conferma l’attività con una bottega in conto proprio staccata da quella del padre nel quartiere di San Lorenzo. Il fatto è documentato in data successiva, il 2 agosto 1524 in occasione delle disposizioni testamentarie del padre Amedeo. 

Appare appena successiva la Madonna con il Bambino e santi (GEG00014) della collegiata di Masserano.

Nel 1514 firma e data la pala con la Madonna in trono con il Bambino fai santi Abbondio e Domenico, la committente Ludovica Buronzo ed i suoi figli (GEG00015) oggi alla Galleria Sabauda ed originariamente destinata alla cappella di san Abbondio nella chiesa di San Paolo a Vercelli. 

Stessa data è stata considerata per l’Adorazione del Bambino con i santi Eusebio e Nicola da Tolentino, (GEG00016) ora al Museo Borgogna, ma già alla confraternita di San Nicola da Tolentino a Vercelli. 

Appena successivo sembra un trittico conservato presso la chiesa di San Bartolomeo a Trino con l’Immacolata, San Domenico con il donatore e San Lorenzo con la donatrice. (GEG00017) L’opera è commissionata da Ludovico Raspa per il proprio altare nella chiesa di San Paolo a Vercelli con datazione riportata dalle fonti 1516. Il polittico Raspa mostra una elaborazione della carpenteria da ricondurre alla bottega di famiglia ed un tema caro a Defendente, però elaborato in questa occasione con un segno grafico personale abbinato ad un accento cromatico luminoso e raffinato.

Di questo periodo è una ulteriore Adorazione del Bambino (GEG00018) dall’impianto rigorosamente riconducibile a Defendente soprattuto nella successione prospettica delle architetture.

Dal 1521 con l’ingresso nella bottega di Gaudenzio Ferrari del fratello minore Giuseppe il Vecchio, Gerolamo accelera nella considerazione dei modi stilistici del valsesiano. La ricerca di sensazioni emotive nuove, morbidezza strutturali e raffinate lumeggiate si possono valutare nel Compianto (GEG00019) del Museo Civico di Biella oppure in una Crocifissione (GEG00020) recentemente passata sul mercato, che condivide lo stesso sfondo architettonico del Compianto e le stesse strutture lignee dell’Adorazione del Museo Borgogna. 

Vicino al sentire di Gaudenzio in un processo che sembra inarrestabile sono la Madonna con il Bambino, quattro santi e due devoti (GEG00021) dell’Accademia Carrara di Bergamo, firmata e datata 1527, il San Lorenzo (GEG00022) di Mortara e la Madonna con il Bambino e due santi (GEG00023) presso la Vonderbilt University di Nashville.

Le tre opere sopracitate sono riconducibili per la parte centrale della Vergine con il Bambino allo stesso disegno di Gaudenzio che lo stesso maestro utilizzerà per la pala di Santa Maria della Piazza di Casale, oggi alla Galleria Sabauda.

Con un contratto datato 29 dicembre 1527 il Giovenone si impegna a realizzare un trittico per la congregazione di Sant’Ambrogio di Vercelli da destinare alla cappella nella chiesa di San Francesco. L’opera consegnata nel 1530 vede la tavola centrale con Sant’Ambrogio (GEG00024) ancora in loco nella parrocchia attuale di Sant’Agnese mentre i pannelli laterali con i Santi Gervasio e Protasio (GEG00025) sono presso l’Art Museum di Auckland. 

Con il polittico a due registri Madonna con Bambino e santi (GEG00026) della chiesa di Sant’Agata a Santhià datato 1531 e con la Madonna del Rosario (GEG00027) di Gattinara, il pittore inaugura una nuova fase in cui l’esempio di Gaudenzio si associa a quello di Bernardino Lanino, giovane allievo del valsesiano che si ritaglia ben presto uno spazio autonomo ed importante nel contesto della pittura vercellese. 

Esempio sono la Madonna con il Bambino, santi ed un committente (GEG00028) del duomo di Biella, già presente nella chiesa di San Domenico sempre a Biella e datato 1538 ed una ulteriore Madonna con il Bambino e santi (GEG00029) proveniente dalla chiesa di santa Maria delle Grazie di Novara ed oggi alla Pinacoteca di Brera. 

In queste due opere il Lanino influenza il suo collega più anziano con una visione serena e sentimentale che caratterizza che sarà caratterizzante anche nella futura pittura del figlio Giuseppe Giovenone il Giovane. 

In questi anni Beranrdino Lanino produce la tela di riferimento per il tempo per la cappella Serata nella chiesa di San Paolo a Vercelli ed ora alla National gallery di Londra, datata 1543. 

La bottega di Gerolamo Giovenone con gli anni centrali del secolo mostra un livello qualitativo notevole che si avvale della presenza fattiva dei figli.

Il maestro muore a Vercelli poco dopo l’atto testamentario redatto in data 27 agosto 1555 e comunque prima del 9 settembre, data in cui è documentato come già defunto.

Opere di questo artista: