GUGLIELMO CACCIA detto Il MONCALVO
SAN MATTEO E L’ANGELO
Olio su tela
1588/1589
Chiesa di San Paolo Casale Monferrato
La pala è collocata dalla critica intorno alla fine degli anni Ottanta del secolo, quando Guglielmo vive con continuità a Casale, come dimostra anche il matrimonio con Laura Oliva avvenuto nel 1589. Si presume che almeno negli ultimi due/tre anni del decennio sia presente nella bottega del suocero Ambrogio Oliva con cui prosegue il personale percorso di formazione, anche se la sua pittura già si evidenzia per qualità tecnica e creativa. La frequentazione saltuaria della bottega dei Lanino a Vercelli lo stimola in direzione gaudenziana e gli permette l’assorbimento di alcuni elementi caratteristici della scuola vercellese e la visione ad abbundantiam dei numerosi cartoni, bozzetti ed opere ancora retaggio di Bernardino Lanino, deceduto solamente nel 1583.
San Matteo evangelista e l’angelo, considerando assodata la data di esecuzione e la committenza da parte della Chiesa di San Paolo di Casale si distingue per un salto qualitativo rispetto alle precedenti opera conosciute, visibili entrambe a Guarene. In mezzo può considerarsi determinante l’incontro con i Lanino e l’esperienza nella Chiesa di San Michele di Candia Lomellina. San Matteo e l’angelo condensano il gusto del giovane Guglielmo per il colore e l’attenzione per i dettami della controriforma. Il rosa e la tonalità del blu degli abiti dei due protagonisti si affermano come equilibratori compositivi, mentre i lineamenti dei visi, delle mani e dei piedi mostrano una adesione al realismo che sarà la cifra pittorica essenziale negli affreschi di poco successivi come nel caso dell’Oratorio di San Pietro a Casale e del ciclo decorativo del Sacro Monte di Crea. In particolare il viso del Santo con le sopracciglia marcate e corrucciate perde la visione classica ed eterea dei lineamenti, invece ancora presenti nel viso dell’angelo. Alcuni elementi al contrario sono residui della Annunciazione di Guarene, come la colonna di fondo e la tenda sulla estrema sinistra. Anche il verde acido presente sulla tenda stessa e con una tonalità appena differente sulla gamba destra dell’angelo, sembrano reminiscenze biancaresche. La pulizia compositiva, la qualità pittorica e la raffinatezza cromatica guardano invece decisamente più a nord in direzione gaudenziana.
In considerazione della frequentazione con la bottega vercellese dei Lanino, probabilmente più assidua di quanto si possa pensare vista il vuoto che Guglielmo era stato chiamato a colmare dopo la morte del capofamiglia, non è da escludere che la pala stessa abbia visto la luce a Vercelli, con l’assistenza tecnica, l’utilizzo dei pigmenti, i consigli, la tutela creativa della bottega.
Relativamente al soggetto nello stesso 1588 Vincenzo Campi realizza per la chiesa di San Francesco a Pavia un San Matteo e l’angelo che fa scuola. Le caratterizzazioni veriste dei personaggi sono una caratteristica della pittura dei Campi e di quella Cremonese in generale, ma nel San Matteo di Pavia la luce diventa protagonista fendendo la stanza del santo con la conseguente partitura tra chiaro e scuro, tra luce ed ombra. Proprio con la pittura dei Campi in area lombarda compirà la meditazione decisiva il Caravaggio che nel 1602 a sua volta eseguirà lo stesso soggetto in una prima edizione rifiutata e quindi nella seconda oggi a Roma.
Anche Guglielmo, che da tempo studia l’elaborazione personale della pittura realista dei Campi, si approccia in epoca non sospetta con il santo e l’angelo e se la data è confermata può non essere una coincidenza.
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